Donne conforto: i vescovi coreani chiedono di nuovo giustizia

Davanti all’ambasciata giapponese a Seoul, in Corea, si è svolta una nuova marcia di protesta per chiedere al Giappone giustizia per le donne conforto. La Commissione di Giustizia e Pace della Conferenza episcopale sud-coreana (Cbck) ha descritto il dramma delle “donne-conforto” come “un crimine terribile, un’offesa contro l’umanità e una blasfemia contro Dio”. Queste donne, che durante la guerra, sono state sfruttate dai soldati giapponesi ed hanno dovuto subire “stupri, torture, omicidi, aborti forzati e privazioni della libertà”. Si calcola che circa 200.000 donne tra gli 11 e i 25 anni sono state trascinate nelle “stazioni-conforto”, dove hanno subito abusi di ogni genere. Viene chiesto anche un risarcimento per il dolore sofferto. Quella che c’è appena stata è la manifestazione numero 1.000. La prima manifestazione c’è stata l’8 gennaio 1992. All’ultima protesta hanno partecipato anche 5 donne che sono state sfruttate come donne conforto. Molti i giapponesi presenti alla manifestazione che chiedono giustizia al loro governo, come ha dichiarato  Maruyama Natsumi: “Ho saputo dei crimini commessi dai giapponesi durante il colonialismo e per questo ho deciso di venire qui in Corea. Voglio che sempre più persone sappiano di questo dramma e condividano le sofferenze delle vittime”. (Fonte: Asianews.it)



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