Allarme sicurezza per le reti wireless

Dal Giappone arriva un allarme per la sicurezza delle reti wireless. Un gruppo di studiosi è riuscito a “decifrare la crittografia WPA, che ha sostituito lo standard WEP considerato meno sicuro, in soli 60 secondi”. Chi utilizza connessioni wi-fi a casa, rischia che il proprio collegamento venga utilizzato anche dal vicino di casa esperto di informatica. E per farlo basterebbe “craccare la chiave di accesso, con software speciali che consentono di intercettare i pacchetti dei dati in transito nell’etere”. Attualmente i protocolli WPA 2 sono quelli più sicuri. Ma chi non li utilizza ancora, il rischio esiste. Antonio Corradi, Professore di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni all’Università di Bologna, ha spiegato: “I primi protocolli erano facilmente aggirabili, quelli odierni sono più difficili da craccare. Ma un attacco di hacker esperti può portare a trovare qualunque chiave. E’ molto difficile risalire agli autori dell’illecito, perché un vicino che riesca a entrare con chiavi ben mirate tenderà anche ad usare IP non registrati e non facilmente tracciabili, o usati solo per breve tempo e non a lui riconducibili”. In Italia forzare la rete di un’altra persona è un reato che può essere punito con una pena fino a 3 anni di carcere, ma la legislazione non è ancora molto chiara a riguardo. Stefano Aterno, avvocato esperto di diritto penale dell’informatica, spiega: “Può accadere anche che per craccare la chiave di accesso si ricorra all’utilizzo di codici, parole chiave illecitamente acquisite o altri mezzi idonei ad accedere. In tal caso le indagini potrebbero arrivare a ritenere configurabile anche il reato di detenzione e diffusione di codici di accesso, coninvolgendo, se noti e diversi, anche coloro che hanno fornito tali codici ai soggetti che poi si sono collegati illecitamente alla rete Wireless”. La posizione di chi forza una rete non propria si complica se si entra in contatto con dati personali, come spiega Fulvio Sarzana di S. Ippolito, avvocato esperto in diritto dell’informatica e delle telecomunicazioni: “in questo caso si possono configurare anche altri tipi di reato, quali ad esempio la fattispecie prevista dall’art 617 bis del codice penale che punisce le condotte di installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”. E se l’hacker fa qualcosa di illegale con la connessione di un’altra persona, anche quest’ultima potrebbe incorrere in problemi, se non riesce a dimostrare la sua estraneità ai fatti: “In queste situazioni potrà essere sempre chiamato a rispondere lo stesso cittadino ignaro per una cosiddetta culpa in vigilando, per non avere cioè saputo correttamente vigilare sulle strumentazioni informatiche in suo possesso”.



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