Il Vescovo di Fukuoka parla della Chiesa matura e missionaria giapponese

Cristianesimo

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Domenico Miyahara, vescovo di Fukuoka, ha spiegato in una intervista al sito Asia News la situazione del Cristianesimo in Giappone, dove la Chiesa “è sempre più cosciente di dovere assumere un ruolo di servizio e dialogo nel contesto dell’Asia orientale”. Nell’arcidiocesi di Tokyo i cattolici sono circa 95.000, lo 0,5% della popolazione; in quella di Fukuoka sono 32.000, lo 0,4%; in quella di Nagasaki sono 66.000, il 4,3%. In tutto il Giappone i cattolici sono circa 450.000, lo 0,35%. Una minoranza, che ha comunque un certo peso. Il vescovo ha spiegato come si è diffuso il Cristianesimo in Giappone, anche per spiegare la diversa atmosfera nei confronti di questa religione che si respira nelle diverse diocesi: “Il cristianesimo è stato portato in Giappone per la prima volta dal missionario gesuita Francesco Saverio nel 1549. I risultati di quella prima evangelizzazione sono stati impressionanti: in pochi decenni la Chiesa cattolica contava oltre 400.000 fedeli. Ma nella prima metà del secolo XVII si è scatenata un persecuzione crudele e capillare che non solo ha arrestato l’evangelizzazione ma ha annientato il cristianesimo in questo Paese. Nella seconda metà del secolo XIX il Giappone ha riaperto le porte della nazione e ha permesso l’entrata di sacerdoti per il servizio religioso ai membri delle ambasciate straniere”. Secondo il vescovo, da allora si è formato un cattolicesimo giapponese a due volti: quello di Yokohama e quello di Nagasaki. A Nagasaki, considerata la culla del primo cristianesimo in Giappone, il missionario padre Petitjean ha costruito una chiesetta, riuscendo a radunare tutti i “cristiani nascosti”. Attualmente la Chiesa cattolica in Giappone sta cercando di favorire il dialogo con le chiese delle nazioni vicine. Ma per riuscire a realizzare una “comunione culturale a livello di Chiese sorelle” sarebbe necessario avere uno strumento adatto, come potrebbe essere, ad esempio, una università cattolica. Il vescovo ritiene quindi che sarebbe utile realizzare nelle varie diocesi giapponesi delle succursali dell’Università Sophia, diretta dai Gesuiti, che si trova a Tokyo. Ed inoltre il vescovo ritiene che sia indispensabile riprendere il flusso dei missionari stranieri, anche per sostituire quelli anziani, come avviene nella parrocchia di Taku, curata da padre Claudio Gazzardi. che ad 85 anni continua a seguire i suoi parrocchiani perché non c’è nessuno che possa sostituirlo. Secondo il vescovo la chiesa del Giappone è diventata matura. Forse dovrebbe solo avere la possibilità di dimostrarlo. (Fonte: Asianews.it)



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