Chindogu: gli oggetti inutili che arrivano dal Giappone

Chindogu

Chindogu

Il termine “chindogu” è stato coniato da un uomo d’affari giapponese, Kenji Kawakami, editore della rivista Mail Order Life. La parola è composta da “chin”, che significa insolito e “dogu”, che significa attrezzo. Il termine è stato ripreso dall’editore americano Dan Papia, per una rubrica della rivista Tokyo Journal, dove invitava i lettori ad inviare invenzioni. E da allora il termine viene utilizzato per indicare tutte quelle invenzioni che non hanno ottenuto il brevetto e che rimangono in una sorta di limbo, perchè, in fondo, sono oggetti di cui si può fare a meno e che fondamentalmente non servono a niente. Kawakami ha spiegato che “essere liberi è la cosa più importante della nostra vita. Chindogu è un simbolo di libertà assoluta, uno spirito libero deve poter pensare ai Chindogu, alle cose stupide e pazze. Non si può vivere solo di buon senso. Nell’era della tecnologia, i Chindogu possono apportare un senso di magia e di spiritualità alla vita quotidiana”. Ed allora via libera all’auto-masticatore elettrico, alle pantofole con le calamite ai lati, alla scatola trasparente per tagliare le unghie senza farle schizzare ovunque, alle bacchette/cannucce per succhiare la zuppa dopo aver mangiato le alghe e così via. I veri chindogu, per essere tali, devono rispondere a 10 precise regole:
1 – Non essere un’invenzione pratica e reale, che può risultare utile;
2 – Essere facilmente realizzabile, nonostante la sua assurdità;
3 – Avere uno spirito anarchico;
4 – Essere strumenti per la vita di ogni giorno ed una forma di comunicazione che può essere compresa da tutti;
5 – Non avere scopo di lucro e non essere commerciabili;
6 – Non essere oggetti ideati solo per ridere o prendere in giro qualcosa o qualcuno;
7 – Non essere oggetti di propaganda;
8 – Non essere un tabù o oggetti volgari;
9 – Non aver ottenuto il brevetto ed essere liberi da copyright;
10 – Essere privi di pregiudizi: tutti devono essere uguali e devono avere lo stesso valore. (Fonte: Repubblica.it)



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